Svetlana Panič, storica della letteratura e
traduttrice, ha scritto queste parole sul suo profilo facebook il 9 maggio, grande festa della vittoria sulla Germania.
Da qualche parte ruggiscono grandezza
e potenza, ma appena fuori dal centro la giornata, più che essere tranquilla,
tace. Mentre vado a prendere il treno mi ferma una donna anziana. Molto
anziana, direi di prima della guerra. Esita, poi mi dice a bassa voce: “Scusi,
non mi potrebbe fare la carità, anche poco”. Arraffo delle monete. Come mi sono
maledetta, poi, di non averle dato tutto quel che avevo, di non essermi offerta
di accompagnarla in un negozio per comprare quel che voleva! Ho avuto appena la
prontezza di rispondere al suo “Grazie” con un “Mi perdoni”. Poi ho pensato che
questa è una parola molto importante oggi: perché non abbiamo trovato il tempo
di farvi domande e di ascoltare, di ricordarci di voi non solo nelle feste ma
quando eravate vivi. Perché sentendoci forti, sicuri di noi, intelligenti, non
siamo stati capaci di salvarvi dalla miseria, dalle bugie e dalle umiliazioni.
Perché trasformiamo le vostre sofferenze in un’arma contro chi la pensa
diversamente. Perché, mentre combattevamo contro chi parassita la vostra
memoria, e discutevamo se siano accettabili le canzoni che amate, quasi non ci
siamo accorti di voi vivi. E di molto altro ancora: perdonateci.
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